Fondazioni bancarie, in un libro-inchiesta i segreti sul potere degli 88 enti privati che gestiscono 40 miliardi patrimonio pubblico
Fondazioni bancarie, in un libro-inchiesta i segreti sul potere degli 88 enti privati che gestiscono 40 miliardi patrimonio pubblico
Signori delle città è il saggio dei giornalisti Di Nunzio e Gandolfo scandaglia il mondo degli enti creati nel 1990 come espediente per privatizzare le banche. E che oggi sono diventati il “governo ombra” delle città. Guidate da presidenti capaci di spostare consensi e influenzare, grazie a enormi disponibilità finanziarie
In Italia 40 miliardi di patrimonio pubblico sono gestiti da 88 enti privati. Sono le ottantotto fondazioni bancarie che governano le più grandi realtà italiane. A guidarle ci sono presidenti spesso poco conosciuti ma nei fatti più potenti di sindaci: sono i Signori della città. S’intitola così il primo libro inchiesta, edito da Ponte alle Grazie, che scandaglia il potere e i segreti delle fondazioni. Create nel 1990 su input dell’allora ministro del Tesoro Giuliano Amato (e infatti la legge porta il nome dell’ex presidente del consiglio), dovevano essere un semplice passaggio tecnico per privatizzare il sistema bancario: consisteva nel creare degli enti a cui affidare momentaneamente le azioni di controllo delle rispettive banche, in attesa di venderle ai privati. Una volta compiuta la missione, questi enti sarebbero spariti. Così non è andata: le fondazioni sono sopravvissute, diventando sempre più potenti ed ereditando quella parte di patrimonio un tempo in mano alle banche pubbliche: palazzi, quadri, patrimoni. In questo modo oggi le fondazioni sono praticamente il governo “ombra” di molte città italiane. “Avevo pensato alle Fondazioni come un espediente provvisorio per collocare le azioni delle banche che erano difficili da collocare. Non avrei mai pensato che avessero tanta forza per difendere sé stesse”, dirà anni dopo Amato, padre pentito di quelle creature stranissime, di natura privata ma con un potere legato a miliardi di denari pubblici.
È a questo strano fenomeno che è dedicato il saggio dei giornalisti freelance Alessandro Di Nunzio e Diego Gandolfo. Partendo da Bologna, regno di Fabio Alberto Roversi Monaco, già rettore più longevo della più antica università d’Italia, poi al vertice della Fondazione Carisbo, gli autori indagano sugli 88 enti che gestiscono donazioni e no profit nelle principali realtà della Stivale. Ottantotto fondazioni, centinaia di città: da Milano a Palermo, da Torino a Roma, da Bologna a Napoli, passando per i piccoli centri come Lucca, Civitavecchia o Jesi. Al loro vertice presidenti, spesso in sella per molti anni, capaci di spostare e influenzare consensi, grazie a enormi disponibilità finanziarie. Professori universitari, massoni in sonno, benefattori illuminati, stimatissimi negli ambienti dell’alta società, ma anche despoti a vita, imperatori del no profit, spesso sconosciuti ai più. Settori come l’arte, l’assistenza sanitaria e sociale hanno beneficiato della loro magnanimità, ma intere comunità sono state affossate da una gestione opaca e scriteriata del denaro collettivo.
“L’origine dei patrimoni delle fondazioni è oggettivamente pubblico, anche se non lo sappiamo o ce lo siamo dimenticati. Ed esattamente questo è l’obiettivo principale del libro, centrato in pieno dagli autori: farci prendere coscienza della natura di quella quarantina di miliardi e della loro importanza. Soldi della collettività usati negli anni per comandare nelle banche, per salvarle, per investire in Cassa Depositi e Prestiti e, qualche volta, in affari immobiliari e finanziari manifestamente disastrosa“, scrive Alberto Nerazzini nella prefazione del volume. Nonostante avessero dovuto liberarsi da tempo delle azioni delle banche, infatti, le fondazioni influenzano ancora oggi scelte fondamentali di alcuni dei più importanti istituti: dalle acquisizioni agli aumenti di capitale, fino ad alcune operazioni spregiudicate che hanno riempito le pagine della cronaca giudiziaria. In questo senso I Signori delle città è un’indagine vecchio stampo sul lato oscuro della presunta filantropia italiana, fatto di abusi, sprechi, speculazioni e compensi da capogiro. Una storia segreta fatta di massoni, faccendieri e investimenti folli. E poi gole profonde, lettere anonime e il giallo di alcune morti inquietanti.
LA CAMPAGNA – Gli autori de I Signori delle città hanno lanciato una campagna di denuncia attraverso una piattaforma “leaks”, in collaborazione con Irpi (Investigative Reporting Project Italy), Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights e GlobaLeaks che chiama a raccolta i “whistle-blower” interni alle fondazioni bancarie. È consultabile a questo link.